Indiani Metropolitani di Andreas Iacarella

ANDREAS IACARELLA: Romano, classe 1993, è laureato in storia contemporanea.

“Abbiamo dissotterrato l’ascia di guerra”
“Godere operaio”
“Godimento studentesco”
Quando si pensa al movimento del ’77 non può che palesarsi l’iconica immagine del manifestante accucciato, in mezzo alla strada, con una pistola in mano. Lo scontro, l’asprezza del conflitto, le rivolte e i cortei studenteschi, gli scioperi nelle fabbriche, il movimento femminista. Tuttavia ci furono dei protagonisti, ironici e beffardi, che si inserirono con la forza dissacrante dell’arte di quel tempo: gli indiani metropolitani. Andreas Iacarella, in quello che è un ibrido e una contaminazione tra un romanzo storico ed un saggio, parte da una sua esigenza, ossia approfondire e narrare, oltre il punto di vista di chi quegli anni li ha vissuti, una realtà così sfuggente ed enigmatica come il sostrato culturale e politico degli anni ’70. Non possono non colpire le abili ricostruzioni di quello che è stato un unicum in quanto a innovazione e avanguardia artistica: la ricerca, che ovviamente parte da dati storiografici precisi, guarda all’eredità politica del movimento artistico per concentrarsi sull’esplosività che, purtroppo, è durata il tempo di una fiammata, incredibilmente potente, per poi ritirarsi.
Quanto uno slogan come VIETATO VIETARE può spiegare le gesta e le prospettive degli indiani metropolitani? E quanto un disegno di urgenze, una differenza sostanziale come quella tra esigenze e bisogni, trova spazio nel tempo e nel ritmo di un esperimento tanto esplosivo quanto inconciliabile con il mondo esterno ad esso? Le riflessioni di Iacarella ristabiliscono delle linee e delle interferenze tra il militante politico e l’avanguardia artistica di quel tempo, riconducendo alla stessa matrice dell’individualismo l’agire che ha dissipato le certezze e i percorsi di entrambi. Le parole conclusive dell’autore ci aiutano a comprendere la fugace e intensa “storia d’amore” qui descritta e analizzata e a volere, a nostra volta, conoscerla.
«Ecco il senso di questo mio lavoro: riconoscere, in quel marasma di movimenti, l’intenzione almeno di un amore. E il suo fallimento, e le ragioni di questo. Capire in profondità per fuggire da ogni visione corrotta da rabbia e pregiudizio, che finisce per generare una lettura dicotomica del tutto inutile a qualsiasi ricerca onesta. In questo modo si può guadagnare una posizione di sufficiente distanza, di separazione. Questa ci dovrebbe aiutare ad arrivare anche alla consapevolezza che non tutte le storie d’amore sono uguali. Che alcune riescono, con l’amore di una contadina, che “scopa con tutti, non trova mai il rifiuto interno, non sente repulsione di fronte alla materia. Le cose e i fatti sono la sua realtà, il movimento e la vita l’attrae, e si lascia istintivamente andare ingenua e suicida com’è”. Da queste allora occorrerebbe partire. Ecco il mio tentativo. Lasciare da parte Deleuze e Heller, “Bifo” e Negri. Prendere il valido come misura, come strumento di indagine».

Collana: Unaltrastoria
Pagine: 256 illustrato con foto in b/n
Formato: 13×20 brossurato con bandelle
Isbn: 978-88-6718-195-7

Prezzo: 20.00 EURO

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