Il movimento studentesco etiope: dall’attivismo studentesco alla lotta armata (1951-74)

Il testo di Gianni Benincasa Il movimento studentesco etiope: dall’attivismo studentesco alla lotta armata (1951-74) è uno dei lavori storiografici più interessanti e puntuali fra quelli candidati alla Seconda edizione. La ricerca dell’autore ci dà uno spaccato della situazione dell’Etiopia negli anni a cavallo fra i Sessanta e i Settanta focalizzando lo sguardo sulla conflittualità della popolazione studentesca. Una componente della società molto giovane – il primo capitolo del lavoro di tesi tratta della fondazione della prima università del paese, la University College of Addis Abeba, avvenuta solo nel 1961 – ma che si dimostrò subito molto combattiva fino ad arrivare, in un escalation generale della situazione di instabilità del paese, ad utilizzare pratiche di lotta armata.
Grande merito di questo lavoro di tesi triennale è l’originalità. Il tema trattato infatti è inedito in lingua italiana e l’autore si è appoggiato quindi, per il suo lavoro, ad una bibliografia interamente in lingua inglese. Bisogna dar credito a Gianni Benincasa di aver utilizzato prevalentemente storiografia etiope come fonte, in particolare il lavoro di Barhu Zewde, probabilmente il primo storico dell’Etiopia contemporanea per importanza. Fra le fonti di Benincasa rientra anche lo storico italiano Stefano Bellucci, figura di primo piano della Storia dell’Africa contemporanea nel nostro paese.
Il movimento studentesco etiope viene analizzato con lucidità, evidenziandone meriti, conquiste ma anche contraddizioni e spaccature. In Etiopia la decolonizzazione avviene sotto l’egida di Inghilterra e Stati Uniti, con questi ultimi che interverranno in buona misura nella costruzione delle istituzioni formative superiori come l’UCAA. Il movimento studentesco, di conseguenza, presentò una forte caratterizzazione democratico-progressista ma all’interno di un orizzonte che è quello liberale; figure di riferimento di questa maggioranza furono John e Robert Kennedy. Alcune organizzazioni più radicali lottavano invece in un senso più profondamente antimperialista e guardarono con timore ad alcune modernizzazioni occidentali.
In conclusione, Gianni Benincasa, con il suo lavoro specifico sull’Etiopia e il movimento studentesco, ci offre uno studio nazionale ma che può inserirsi molto bene all’interno del filone più ampio della decolonizzazione del continente africano, delle sue omogeneità e delle sue discrepanze.

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