Terza edizione e contatti

Ti laurei entro la sessione di luglio 2020? Pensi che il tuo elaborato sia interessante ma nessuno lo valorizza? La tua tesi, discussa in qualsiasi disciplina, affronta queste macrotematiche:

-conflittualità sociale

-critica delle istituzioni e dell’esistente

-cultura della resistenza e dei movimenti sociali

Invia la tua tesi entro il  5 luglio alla e-mail: redstarpress@email.it oppure premiolorusso@gmail.com

Le tesi vincitrici verranno pubblicate dalla casa editrice Red Star Press e i vincitori e le vincitrici contattat* entro luglio 2020.

Si apre ora la Terza Edizione del Premio di Laurea Francesco Lorusso, progetto nato nel 2017 da un’idea della casa editrice Red Star Press e del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna per celebrare la memoria di Francesco Lorusso, studente e militante di Lotta Continua ucciso l’11 marzo del 1977 dalla polizia in via Mascarella, a Bologna. Il progetto che ora sta per rinnovarsi in una terza edizione, ha preso vita, è cresciuto e si è animato negli scorsi anni grazie ai numerosissimi contributi che sono arrivati. Spaziando nel mondo e nella storia, parlando di conflittualità sociale, lotte di liberazione dei popoli oppressi, critica delle istituzioni patriarcali, cultura della resistenza e del movimento operaio, sono stati condivisi e valorizzati lavori provenienti da tante facoltà diverse, di tante università diverse.

Ma il premio Lorusso che cos’è e soprattutto cosa vuole essere? Non si tratta per noi solamente di un’occasione per universitari ed universitarie di vedere valorizzati e pubblicati i propri lavori, ma anche e soprattutto di una possibilità di confronto, di auto valorizzazione, di riappropriazione non solo dei propri percorsi universitari ma anche di quegli spazi all’interno dei quali questi stessi percorsi si svolgono. Alla base di questo progetto e sempre di più nella sua evoluzione, assume una grossa centralità la possibilità di dibattito e critica sistemica che esso offre: pensiamo che questa semplice idea vada ad interrogare ed investire innumerevoli nodi riguardanti il modo stesso di fare università e di approcciarsi ai saperi. Siamo abituati dalla nostra università ad essere meri contenitori, acritici e pronti ad essere riempiti di contenuti che non sempre ci appartengono.In questa università sempre meno spazio e peso vengono dati alle tesi di laurea, in moltissime facoltà queste non vengono più nemmeno discusse, ma una volta stampate vengono archiviate e lasciate a prendere polvere su qualche scaffale. Il percorso che porta alla laurea ha sempre meno la necessità di rispecchiare interessi e ricerche, approfondimenti ed elaborazioni personali, mentre viene (dall’università stessa) ridotto ad un processo meccanico costruito con il criterio della velocità e dell’efficienza: la grande azienda universitaria produce così, ai ritmi del capitalismo, migliaia e migliaia di giovani laureati costretti all’interno di confini conformi alla riproduzione di questo sistema. All’interno di questa prospettiva, l’università attraverso i suoi meccanismi valutativi si inserisce perfettamente nel solco di questo sistema: l’eccellenza è valutata in base ai canoni del mercato e del capitale, gli orizzonti entro i quali muoversi sono quelli delineati dal capitalismo e anche l’università concorre alla creazione di soggetti disciplinati, abituati e pronti allo sfruttamento. Di fronte a questo panorama, noi ambiamo alla costruzione collettiva di spazi di possibilità futura: vogliamo riappropriarci della nostra università e di tutto ciò che essa significa. Per noi è fondamentale in questo panorama il nodo della riappropriazione: riappropriazione della storia e della lettura di essa, riappropriazione di spazi, fisici e non, di espressione, socialità e confronto, riappropriazione dei propri percorsi universitari e di una progettualità che sappia esulare dal mondo accademico tout court. Siamo abituati, già dalle scuole elementari, ad approcciare la storia attraverso le manipolatorie narrazioni volte unicamente a fare gli interessi dei potentati di turno. Parlare di storia oggi, in particolare negli atenei italiani, non deve essere quindi un mero esercizio di ricerca ma riappropriazione di una memoria collettiva, di una storia di classe, di un punto di vista capace di prendere posizione: è punto di avvio per una battaglia che, interrogando un dato evento, si sviluppa intorno al nodo della sua interpretazione. Siamo abituati ad immagazzinare contenuti, siamo abituati alla normalizzazione, siamo inseriti all’interno di un sistema che ha come unico obiettivo la riproduzione di sé stesso. All’interno di queste logiche la riappropriazione di una memoria storica, di una narrazione non più sterile ma vitale e critica, è un passaggio fondamentale per la nascita di futuri possibili: guardare al passato, schierarsi e far emergere una memoria collettiva è un punto di partenza forte per la costruzione di possibilità di lotte future, per porci in contrasto al punto di vista del potere costituito. La possibilità di costruire collettivamente, anche a partire dal passato, delle ipotesi per il futuro, si può dare aprendo spazi di dibattito ed espressione all’interno di quello che dovrebbe essere il più grosso bacino di cultura e saperi del nostro tempo: l’università. Non solo a Bologna ma in tutte le università d’Italia è in questo periodo in atto un fortissimo progetto di normalizzazione, volto a rendere tutti gli spazi fisici, sociali e politici perfettamente conformi alla riproduzione di un sapere sterile, acritico, normato. Per noi tutti quegli spazi devono invece divenire campo di battaglia in questo orizzonte piatto: da una parte saperi preconfezionati, da assumere acriticamente, volti alla riproduzione del sistema capitalistico, dall’altra parte la volontà di saperi critici, capaci di schierarsi e di creare cortocircuiti e spaccati all’interno di questa società. Gli spazi all’interno dell’università sono dunque qualcosa di cui riappropriarsi: noi vogliamo avere accesso alla possibilità di soddisfare i nostri bisogni ma soprattutto vogliamo tornare a riconoscere quelli che sono i nostri desideri, e conquistarci l’accesso ad essi, attraverso le lotte, l’autogestione e l’autorganizzazione. Stanchi di un’università-azienda all’interno della quale il profitto viene prima dei percorsi di crescita individuale e collettiva di chi la frequenta, vogliamo creare, tutti e tutte insieme, nuove possibilità di confronto, di valorizzazione e di autovalorizzazione. Riappropriamoci degli spazi fisici e non solo, riappropriamoci degli strumenti per sentirci protagoniste e protagonisti della storia, per viverla e per scriverla e riscriverla assieme