“BLACK BLOC-CRITICA RADICALE AL SISTEMA CAPITALISTA” di Filippo Ricci

Filippo Ricci svolge un lavoro non facile e ricostruisce il percorso che ha portato alla nascita e allo sviluppo del cosiddetto Blocco Nero, analizzando la storia di qualcosa che nell’opinione pubblica è spesso relegato ad una parola che incute timore, ma che per molti rappresenta la speranza e i tentativi di stravolgere l’ordine costituito, di organizzare la propria rabbia per contrattaccare quel sistema che crede di poter agire indisturbato e decidere sulla vita che popola il pianeta. 

Ripercorrendo le tracce Ricci riesce a creare un bel sentiero che ci mostra come dagli Autonomen tedeschi degli anni ’80 si arrivi ad oggi, passando per il WTO di Seattle, la nascita del movimento No global, gli Indignados, le rivolte greche, il tutto dando sempre uno sguardo globale ma puntando anche la lente su un piano più locale italiano, passando per il fatidico G8 di Genova del 2001 e altre date significative che hanno visto l’esplosione della rabbia da un lato della barricata e della repressione dall’altro, come il 14 dicembre 2010 a Roma o gli assalti al cantiere di Chiomonte da parte del movimento No Tav.

Il tutto ci porta ad indagare con uno sguardo critico le ragioni insite nel tessuto nero di quei giacconi, quali ideali si nascondano dietro i passamontagna, che rabbia si celi sotto ad un casco da  motociclista e cosa spinga un gruppo di persone ad unirsi in un unico grande blocco monocromatico, in cui nessun* possa essere riconosciuto.  In questo lavoro, grazie anche ad un’indagine molto ben accurata di fonti di ogni sorta – dai libri, ai volantini, ai video su You Tube, alle canzoni, per poi arrivare alle interviste – viene bene delineato come a muovere le gambe dello “Schwarzer Block” siano idee molto chiare e una grande voglia di riscatto, incanalata in una pratica che permette di attaccare direttamente i simboli e le mura di quel sistema dove c’è molto per pochi e poco per molti, creando un rapporto di forza che possa ribaltare il procedere unidirezionale dell’oppressione capitalista.

Ricci non nasconde (e non vuole farlo) un proprio interesse personale per la questione, che va oltre la fredda ricerca. Anche a causa di vissuti personali, vuole indagare e capire la struttura del Black Bloc, per riuscire a spiegarne bene non solo le caratteristiche, ma anche le intenzioni,  che vengono spesso oscurate da un dibattito a senso unico sull’uso della violenza, che anziché essere intesa come strumento di liberazione e risposta allo sfruttamento, viene ostracizzata – nella maggior parte dei casi in maniera funzionale,  ma anche per la paura che chiaramente se ne ha. Ciò che questo lavoro vuole mostrare è quanto chi fa quelle azioni non sia un esaltato, ma una persona mossa da generosità , voglia di libertà e uguaglianza, e come fondi quelle azioni su sani principi di antifascismo.

Nonostante il lavoro svolto Ricci vorrebbe poter indagare di più e analizzare più sfaccettature di ciò che compone la pratica del Blocco Nero, ma si trova costretto a ridurre le domande e le risposte, a causa dei limiti molto ristretti imposti nella stesura di una tesi triennale.

 

Per leggere la tesi completa clicca qui: Black Bloc – critica radicale al sistema capitalista-convertito