DONNE IN PALESTINA: l’attivismo sociale e politico dalla metà del Novecento alla prima Intifada

In questa tesi triennale in Studi Internazionali l’autrice Gaia Ferrini ci presenta un’ analisi della partecipazione delle donne palestinesi nel movimento di liberazione nazionale, dei ruoli che esse hanno svolto in Palestina in un arco di tempo che va da inizio Novecento fino alla prima Intifada. La scelta di concentrarsi su questo periodo è data dal fatto che a inizio 900 si verificano le prime azioni a cui le donne presero parte sia contro il colonialismo britannico che contro l’occupazione sionista, in particolare a seguito della “Dichiarazione Balfour” del 1917, che diede impulso alla migrazione ebraica in Palestina, fino ad arrivare alla prima Intifada, che ebbe inizio il 9 Dicembre del 1987.

I decenni presi in considerazione vengono suddivisi in tre fasi: dal 1920 al 1948 (nascita dello Stato di Israele); dal 1949 al 1967 (anno della guerra dei sei giorni); dal 1967 al 1987 (inizio della prima Intifada).

La tesi quindi prende in considerazione il coinvolgimento delle donne nella lotta di liberazione sia all’interno dei movimenti sia organizzate autonomamente. I temi che attraversano la storia delle donne in Palestina sono: la lotta per la liberazione della Palestina, la lotta per la liberazione di genere all’interno di una società di stampo patriarcale e la liberazione nel lavoro (discriminazione nel sistema economico in quanto lavoratrici salariate).

All’inizio le associazioni erano spesso composte da donne appartenenti all’élite urbana che si occupavano prevalentemente di assistenzialismo, mentre nelle campagne le donne delle classi più povere si trovavano a dover concretamente difendere la terra in cui vivevano, terra vissuta come spazio personale e sociale, oltre che come mezzo di sussistenza.

Negli anni ’70 ( grazie anche alle università palestinesi che hanno visto un grande numero di donne parteciparvi e ai corsi diffusi di alfabetizzazione istituiti dall’OLP e a una conseguente maggior presa di coscienza) nascono i comitati che rivendicano con forza l’emancipazione delle donne e la necessità di inserire nelle lotte per la liberazione della Palestina anche la lotta per la propria autodeterminazione.

Le donne hanno pagato un prezzo altissimo all’interno di questa lotta, nelle carceri e nelle strade sono state oggetto della violenza sessista e sessuale dei militari israeliani, spesso senza trovare appoggio e sostegno all’interno delle proprie famiglie e comunità.

Nell’ultimo capitolo l’autrice volge uno sguardo alla problematicità che ha rappresentato per i movimenti delle donne la nascita di Hamas come elemento destabilizzante nel processo di autodeterminazione.

La tesi si conclude con la prima Intifada, ma è importante ricordare come anche negli anni successivi e nell’attualità il popolo palestinese continui a lottare per la propria autodeterminazione dall’oppressione israeliana e come le donne siano sempre più consapevoli che la liberazione dalla cultura patriarcale debba essere elemento fondamentale per combattere contro l’occupazione. Le donne continuano a vivere nelle varie situazioni (campi profughi, carceri israeliane, villaggi palestinesi, ecc..) e ad agire con i loro corpi in un contesto in cui il vivere la quotidianità è di per sé un atto di resistenza.