Teologia dell’insurrezione di Martin Freiberger

Martin Freiberger – Nato a Bressanone nel 1990, studente di storia.

Fra le tesi vincitrici della seconda edizione del Premio di laurea Francesco Lorusso c’è quella di Martin Freiberger su “Thomas Muntzer e la guerra dei contadini: la giustificazione teologica della ribellione” e pubblicata dalla casa editrice Red Star Press con il titolo di Teologia dell’insurrezione.

Freiberger nel suo lavoro tratta delle rivolte scoppiate in Germania fra il 1524 e il 1526 e poi storiograficamente sistematizzate come “guerra dei contadini” da Wilhelm Zimmerman negli anni Quaranta del diciannovesimo secolo. Zimmerman riscoprì questi eventi accaduti tre secoli prima facendoli riemergere dalla polvere della Storia. Il suo lavoro, La guerra contadina tedesca, presenta una certa simpatia verso gli sconfitti; sentimento che persistette nelle trattazioni che seguirono a quella dello storico socialdemocratico. Fra queste trattazioni successive vi è anche quella di Friedrich Engels, che ne colse la contrapposizione alla “riforma borghese” di Lutero, mentre oggi forse questi eventi sono conosciuti ai più per la loro versione romanzata in Q, prima opera del collettivo Wu Ming (allora conosciuto come Luther Blisset).

Il lavoro di Martin Freiberger si concentra più che sugli avvenimenti che portarono alla ribellione dei contadini e dei minatori di varie regioni della Germania, sulla parola ed il pensiero teologico di colui che seppe circondarsi di quelle masse e di mobilitarle contro i potenti dell’epoca: Thomas Muntzer.

In un’epoca in cui la politica si intrecciava, si basava e a volte si contraddiceva con la religione ed il potere spirituale, le grandi idee riformistiche o rivoluzionarie non potevano che essere fondamentalmente idee teologiche. Lutero, con le sue 95 tesi appese al portone della cattedrale di Wittenberg, si scagliò contro la vendita delle indulgenze e la ricchezza della Chiesa romana ma, propagandando la Sacra Scrittura come unica fonte e la salvezza per sola fede, metteva in dubbio la legittimità dell’esistenza stessa della Chiesa Cattolica come istituzione secolare. Allo stesso modo, e questo Martin Freiberger lo illustra in maniera eccellente, anche Thomas Muntzer produsse un proprio pensiero teologico che era necessariamente e intrinsecamente un pensiero di rivoluzione politica e sociale, in una parola rivoluzione terrena.

Muntzer si distaccò dalle tesi luterane riguardanti la salvezza dell’uomo ed il suo ruolo sulla terra e iniziò a portare le sue riflessioni teologiche sul campo dell’ordinamento sociale. Accusava Lutero di essere un conservatore e un difensore dei principi e dei potenti, in contrasto con l’autentico spirito del Vangelo e delle scritture. Muntzer poi sviluppò l’idea che la comunità dei credenti dovesse diventare un unico corpo politico e militante, facendosi attore protagonista di un nuovo stato di cose di matrice cristiana in cui beni e ricchezze fossero messi in comune (Omnia sunt communia fu il principale motto della rivolta dei contadini) e ci fosse una vera giustizia terrena.

Dall’esperienza di predicazione in poi Muntzer si dedicò completamente alla ribellione contro l’ingiustizia dell’autorità. Il teologo della rivoluzione introdusse anche la questione della violenza: il diritto alla violenza del bene fondato teologicamente, violenza che si sarebbe dovuta scagliare contro l’ingiustizia sociale avversa all’autentica parola di Gesù. Attraverso la violenza si poteva raggiungere la realizzazione del Regno di Dio e quindi la sovversione dell’ordine esistente. Il regno dei Cieli non doveva quindi essere atteso passivamente, ma doveva essere raggiunto sulla Terra tramite azione e amore. Ci vuole la preghiera, ma anche l’organizzazione della violenza, perché accettare l’ingiustizia del mondo significa rendersi complice del male. E’ così che la zappa divenne un’ascia.

Nel trarre le sue conclusioni però Freiberger non dimentica di guardare agli avvenimenti delle rivolte anche con uno sguardo materialistico innanzitutto esponendo sì la centralità ma non l’esclusività della componente contadina della rivolta. Quella del biennio 1525-26 fu una ribellione dei contadini ma anche dei minatori e delle città suddite, strozzati de condizioni economiche e di lavoro devastanti. La soppressione della rivolta può essere quindi letta come una “normalizzazione” della situazione sociale, rimasta invariata dalla riforma teologica e istituzionale di Lutero.

In conclusione, Martin Freiberger ci parla di questo tempo, in cui religione e politica andavano di pari passo, con grande passione, ci parla di una rivolta che pareva impensabile a quei tempi e invece si realizzò nel cuore dell’Europa medievale, nella più antica istituzione dopo la Chiesa. Martin Freiberg ci ha fatto appassionare ancora di più alle parole di Muntzer: eretico fra gli eretici per alcuni, pazzo visionario sobillatore di pezzenti per altri, insomma un uomo con cui avremmo condiviso lo schieramento.

Collana: Unaltrastoria
Pagine: 96
Formato: 13×20 brossurato con bandelle
Isbn: 9788867182473

Prezzo: 10.00 EURO

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