“PROSTITUZIONE E TRATTA. Il viaggio da Benin City a Reggio Emilia” di Angelica Carubbi


“Prostituzione e Tratta. Il viaggio da Benin City a Reggio Emilia” è, dal punto di vista sociale e antropologico, un importante tentativo di dare voce a chi spesso non ne ha una o ne ha una che non viene ascoltata. Attraverso diversi passaggi di ricerca e indagine, questa tesi parla delle varie tappe del percorso che porta numerosissime donne ad abbandonare la Nigeria, terra d’origine, per imbarcarsi in un lungo e faticoso viaggio che le porta in Italia, dove vengono costrette a prostituirsi. Questa ricerca si propone di andare ad indagare nel profondo i processi che portano al becero ma invisibilizzato sfruttamento del corpo delle donne, reso merce.

Vengono qui minuziosamente raccontati i passi che portano moltissime donne nigeriane in fuga da una vita di stenti ad approdare ad una vita ancora peggiore. Il punto di partenza èuno stato nel quale la vita è una possibilità difficile, nel quale il patriarcato e la tradizione sono radicati in profondità, un paese politicamente instabile che è stato vessato dalla guerra civile e che ha affrontato e porta ancora gli strascichi (come d’altra parte possiamo dire di tantissimi paesi dell’Africa) del colonialismo e della riconversione postcoloniale. All’interno di uno stato come la Nigeria la migrazione verso il benessere europeo è un sogno molto accarezzato, la fuga dalla miseria anima molti desideri: la disperazione da un lato e la speranza dall’altro sono in grado di spingere molti uomini e molte donne a fare la difficile e rischiosa scelta della migrazione. Moltissime donne che partono lasciano a casa una famiglia che si augurano di sfamare con le ricchezze che immaginano o sperano di ottenere in Europa, sperando un giorno di tornare e poter finalmente avere accesso ad una vita dignitosa, conquistata per sé stesse e le persone che amano. E qui si può già individuare la prima forma di sfruttamento, lo sfruttamento dei legittimi desideri di libertà, di indipendenza, di tranquillità, che viene agito da chi poi si occupa della tratta. Il viaggio verso l’Italia è faticoso, rocambolesco, e spesso prima spia del futuro che attende le donne che lo intraprendono una volta arrivate a destinazione. Già durante il viaggio infatti queste donne, trattate come schiave, iniziano ad essere vendute come merci, prima ancora di essere arrivate alla fine del viaggio ma quando oramai è troppo tardi per fare ritorno. Il prezzo di questo viaggio è deciso da chi ne trae profitto: il debito da saldare una volta arrivate è una condanna, il ricatto di essersi lasciata una famiglia alle spalle è oberante, la paura di essere completamente sole in un luogo sconosciuto è un peso enorme. In questa situazione non c’è una scelta, e chi ne trae guadagnoè disposto a sfruttare il desiderio di chi cerca una vita migliore per impossessarsi di un corpo, di un’intera vita, per poi venderla per il proprio interesse negandole qualsiasi altra scelta. La tensione alla libertà viene usata per togliere la libertà stessa.

Gli interrogativi che questa tesi di laurea ci pone e ai quali non possiamo sfuggire sono molteplici e ciò che si rende necessario per noi va ben oltre l’aiuto da offrire a tutte le donne che vengono rese vittime da questi ricatti, va ben oltre ogni forma di soccorso o assistenza, va ben oltre la mera critica. La sfida che ci pone il presente, in questa e in tutte le altre sfaccettature di una vita schiacciata dal patriarcato e condotta nel capitalismo all’insegna dello sfruttamento dei corpi, dei territori, dei desideri e delle vite stesse, ha come anima la solidarietà nel dolore e nella rabbia, come mezzo la lotta a tutte le forme di oppressione machista e capitalista e come obiettivo un cambiamento reale, non un mero aiuto individuale ma l’innesco di un cortocircuito in questo sistema generatore di diseguaglianza e sofferenza, una rivoluzione.

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